Workshop scrittura Creativa - ESERCIZIO 2
- Margot L.
- 23 ott 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 24 ott 2022
Ciao a tutti!
Questo articolo è interamente dedicato alla scrittura. Il mese di ottobre è stato dedicato al secondo esercizio di scrittura creativa che ho lanciato su Instagram.
Il secondo esercizio affrontato dai partecipanti aveva come obiettivo affinare la capacità di estrarre. Bisognava dunque scrivere un breve racconto, in venti minuti, basato su una delle quattro immagini mostrate.
Questa volta ho selezionato due testi "vincitori" che mi sono piaciuti particolarmente perché, pur essendo delle storie completamente diverse, hanno un punto in comune: la descrizione di una condizione di disagio interiore e di mancata accettazione dal mondo che circonda i loro protagonisti.
Il test scritto da Sara Tripodi parte da una situazione "positiva" e si conclude con una consapevolezza tagliente e una condizione difficile, mentre il testo di Chiara Scanzi ha uno schema esattamente opposto: parte da una situazione di disagio e malessere fino ad arrivare ad un risvolto dolce, che ci permette di sperare e credere nella possibilità del cambiamento.
Una nota di merito va a Sara, poiché ha reso l'immagine da cui ha estratto la storia la protagonista indiscussa. L'immagine della ragazza e del suo caravan sono il tema su cui è incentrato l'intero racconto e non un semplice figura "secondaria" posta sullo sfondo.
Sara Tripodi ha scelto di scrivere la storia su quest'immagine:
Chiara Scanzi ha scelto di scrivere la storia su quest'immagine:
Vi metto qui i loro testi:
Sara Tripodi
Titolo: Ragnatela
Pizzo lungo i bordi aperti del vestito bianco. Arianna si sentiva una principessa, altre volte
una sposa. Aveva un regno tutto suo, immenso, a cui nessuno dei cattivi poteva accedere.
Saliva spesso sulla carrozza-palcoscenico, per mostrarsi a tutti coloro che la ammiravano
e rivolgere loro un inchino e un sorriso. “Una principessa deve governare con gentilezza”,
si ripeteva.
Oppure, quei gesti, erano quelli di un’innamorata che, uscita dalla chiesa, riceveva
complimenti e congratulazioni. Allora, davanti a sé aveva una piazza enorme, in festa, in
cui una folla celebrava l’amore, a gran voce.
In rare occasioni, era semplicemente una bambina e i suoi genitori, nient’altro che un
amorevole papà e una dolce mamma. Trascorrevano la giornata sul prato a fare un pic-
nic, o si rincorrevano, fino ad arrivare a nascondersi tra alberi rigogliosi, su cui crescevano
delle succosissime pesche.
Quando la pancia cominciava a brontolare, i pensieri di Arianna cominciavano a tremare e
le immagini felici diventavano nere e bianche, fino a spegnersi.
“Quella là è la regina del fango!”, la voce dei suoi compagni di scuola cominciava a
martellare nella sua testa.
Allora il suo prezioso abito bianco si rivelava una specie di ragnatela, per tutti i buchi che
aveva ed era macchiato come l’anima perduta dei suoi genitori, che negli inverni freddi e
senza cibo, non facevano altro che prendersela con lei. In quel caravan abbandonato, le
grida rimbalzavano, sino a stringere i polsi, il collo, in una morsa che decretava
un’esistenza lontana dalla fantasia di una pesca succosa, da addentare. Quel caravan
logoro e polveroso, era casa, ma odorava più di prigione.
Il vestito non le stava più, le sue gambe erano diventate lunghe e così anche le braccia.
Nella notte dei suoi sedici anni, Arianna, fuggì, con solo la biancheria indosso.
Chiara Scanzi
Anche quella di oggi è stata una giornata da dimenticare.
Cominciamo dall’inizio. Mi sono svegliata tardi perché ieri notte non ho chiuso occhio,
non ho fatto in tempo a fare colazione. Sono uscita di corsa e ho perso l’autobus, quindi ho dovuto aspettare quello successivo.
A lezione sono arrivata ovviamente tardi e così mi sono persa la verifica più importante della giornata. Ovviamente nessuno ha creduto che io non lo avessi fatto intenzionalmente
ad arrivare tardi. D’altronde è sempre così. Lo vedo come mi guardano, come sussurrano quando dico qualcosa o quando passo in mezzo a loro. Vorrei diventare invisibile, vorrei ritirarmi nelle coperte del letto e sparirci per sempre.
La giornata è andata, ma sento che non sarò più vista come prima nemmeno da quegli insegnanti che prima avevano fiducia in me.
Come se non bastasse, non avevo abbastanza soldi per comprare il biglietto dell’autobus, quindi sono tornata a casa a piedi.
Non ho mangiato nulla tutto il giorno e sento che le mie energie vengono meno.
Il ragazzo che mi piace tanto anche oggi mi ha completamente ignorata, se non per chiedermi perché non mi ero fatta più furba e non avevo saltato direttamente l’intera giornata scolastica. Ovviamente ho zero possibilità di piacergli, non perde mai occasione di seguire il gregge e schernirmi.
Però ogni tanto mi capita di alzare lo sguardo e vedere che anche lui è solo, anche lui preferisce starsene per conto proprio piuttosto di perdere tempo in cose
futili. Vorrei tanto andare da lui e chiedergli se possiamo stare soli insieme.
A me non piace parlare, forse anche a lui non piace, e come si comporta è
soltanto una maschera.
Non lo so, sono molto stanca.
Avrei bisogno di stendermi e chiudere gli occhi anche per un minuto soltanto. Anche ora vorrei chiuderli: vedo due ragazzi che si stanno baciando e torno a pensare a lui, inevitabilmente.
Dovrebbero inventare dei paraocchi per gli esseri umani, per le persone come me, così che si possa guardare solo avanti. In giornate come questa aiuterebbe molto guardare avanti, invece sto ancora guardando alla mia giornata, a stamattina. Dovrei pensare a domani, a
quello che succederà. Purtroppo mi è difficile immaginare scenari diversi da quelli che già conosco, ma è ovvio che almeno ci devo provare.
Attraverso la piazza in direzione di casa, sempre avanti. Penso alla
giornata che mi aspetta, ancora avanti. Quando a un certo punto sbuca davanti ai miei occhi il famoso ragazzo, quello che occupava i miei pensieri due minuti prima.
Sembra che stia aspettando qualcuno: è appoggiato al muro con le mani in tasca. Lo devo
ignorare? Devo passare e andare avanti? Decido di far finta di niente e di tenere lo sguardo basso.
Lui però mi chiama per nome e mi chiede di fermarmi. Allora io mi giro, ma rimango in silenzio, non riesco a dire nulla; inizialmente anche lui sembra impacciato.
Però poi scopro che non è così. Mi sta chiedendo di rimanere in silenzio? Non lo so, a un certo punto rompe quella magia e mi chiede scusa. Poi mi prende lo zaino e torniamo verso casa mia, sempre avanti.
In silenzio.
Complimenti a Sara Tripodi e Chiara Scanzi per i loro testi!
Cosa ne pensate, vi sono piaciuti?
Vi piacerebbe partecipare al prossimo esercizio?
Se sì, scrivetemi nei commenti o in DM sulla mia pagina Instagram: @siscrivemargot
(La fonte da cui ho tratto l'esercizio è un libro dedicato alla scrittura creativa intitolato "Minuti Scritti" di Anna Maria Testa)
Spero che questo articolo via sia piaciuto, lasciate un cuore per farmelo sapere!
Un abbraccio,
Sofia Margot
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